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Cataldo Morelli |
La memoria è un alleato prezioso ma spesso giace quieta in
un angolino e si risveglia solo quando accade qualcosa che la scuote e la fa
riemergere dal sonno latente. Ogni volta
che una persona che conosco viene a mancare, la memoria si sveglia ed i ricordi
riaffiorano nitidi.
Su “ilcirotano.it” del 4 agosto un amico ricorda Cataldo
Morelli quando nel ’58 si esibiva con gli “Snelli”, altri lo ricordano per le
sue qualità sportive a cavallo degli anni 60/70, i miei ricordi sono più
recenti … ma per riuscire a mettere nero su bianco devo “rubare” un computer ai
miei figli … che nel frattempo ne trovano un altro.
Ogni domenica mattina ,
di circa 40 anni fa, amavo scorrazzare con la mia vecchia graziella ereditata
da mio fratello, tirare quattro calci al pallone sul muro libero da finestre e giocare
a “strancia” con i vicini di “ruga” per poi ritornare a casa tardi … quando il
telegiornale era finito e mio padre era già alla frutta. Avevo poco tempo per
mangiare perché per le 14,00 mi aspettava un appuntamento importante: andare a
vedere la partita di calcio della Cremissa.
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La Cremissa degli anni '70 (foto Studio-G) |
In sala TV led i miei figli giocano al computer con la TV
accesa.
Ricordo le belle
partite giocate dalla Cremissa, sul campo sportivo dove ora sorge l’innovativa struttura della scuola media Don Bosco. Era un
rito a cui un bambino di 8-10 anni non poteva rinunciare ed arrivare fino al
campo sportivo era sempre un viaggio affascinante. Domenica dopo pranzo,
assieme ad altri avventurieri di “ruga”, percorrevo a piedi un tratto di via
Roma passando dal bar di “Zu Peppe”, dalla salumeria di “Don Ciccio” e poi su
per Viale della Libertà passando dal sarto/musicista “Mastro Aggiorno”, dalla
scuola elementare “Edificio” animata dall’eccentrico e simpatico prof.
Scaramuzzino, fino alla falegnameria del “Rosso” dove lavoravano i gemelli Giovanni
e Nenè. Non sono mai stato un bravo calciatore, come mio padre o mio fratello,
ma come nei “Calciatori” di Boccioni gli atleti ed il campo di calcio si
trasformavano nella mia mente in un
turbinio di linee pennellate su una polverosa superficie.
“Ho un’idea – dice mio figlio di 10 anni alla sorellina di 6
anni – guardiamo i trucchi al computer e giochiamo all’X-box”.
Da dietro la rete arrugginita, lungo il perimetro rettangolare del campo di calcio, seduto su un tubo di
ghisa, ammiravo la maestria di chi (non ricordo il nome) realizzava le lunghe
linee in gesso. Il momento più magico era l’ingresso in campo dei calciatori: Murano,
Greco, Stasi, Potenza, Maietta, Tangari, Carelli, Morelli, Guarascio … poi
perdevo il privilegio del comodo posto in prima fila e davanti a me si formava
una barriera di tifosi inferociti che sembravano inghiottire quella sottile
rete metallica. Da quel poco che riuscivo a sbirciare, tra le gambe dei “matussi”,
ricordo i vigorosi dribbling e le lunghe cavalcate sulla fascia destra di
Cataldo Morelli, le spettacolari rimesse
laterali di Guarascio che riusciva ad incurvarsi all’indietro fino a quasi toccare
con il pallone il terreno retrostante.
“No - dice mia figlia – mentre tu giochi all’X-box io gioco
in rete con il mio tablet, ascolto un videoclip su Youtube e metto anche a
caricare il Nintendo… è da due giorni che non ci gioco”.
Dopo qualche anno, all’incirca
nella metà degli anni ‘70, rivedo Morelli nella sua sala giochi di via Manzoni.
Ogni domenica dopo la messa di Don Nino, seguita dalla sacrestia assieme agli
amici del coro e dell’azione cattolica, era d’obbligo passare dall’edicola di
Pugliese per comprare qualche bustina di “figurine” della Panini. Trovare Capello, Zoff
o Cuccureddu era un lusso che pochi potevano permettersi, allora per riuscire a raccattare una figurina
introvabile finivo col giocare a “ru pppà” sul gradone del palazzo di fronte
all’edicola, sotto il tabellone del cinema Moderno che in quel periodo
proiettava quasi sempre film di Karate. Dopo aver perso tutte le figurine,
perché avevo la mano troppo piccola e non spostavo abbastanza aria per riuscire
a capovolgere le figurine leggermente incurvate, attraversavo via Vittorio Emanuele verso il Minimarket per imboccare via Manzoni, allora più stretta, e nel
fabbricato ora demolito c’era la saletta giochi del Capitano Cardellino. Era
una camera piccola e buia con due soli giochi: un vecchio calciobalilla ed un
piccolo biliardo con 5 “funghi” centrali fissi (lo chiamavano "funci, carambola e sponda").
“Ho bisogno di tutte
e due i computer – urla il fratello alla sorella – con uno devo mantenere i contatti
Facebook e con l’altro devo pubblicare i
miei tutorial sul mio canale Youtube! Ma
puoi utilizzare il multitasking di
Windows – risponde la piccola – No…il monitor è un 12 pollici ed è troppo
piccolo per contenere tutte le app
attive.
L’appuntamento più
importante della mattinata era però un altra sala giochi: quella di Morelli. Poco
più avanti della vecchia strettoia via Manzoni si allargava, ed al posto dell’attuale
mobilificio a più piani c’era un fabbricato basso con la sala giochi Morelli e, a seguire, il favoloso
cinema Reda da poco ristrutturato con la realizzazione della galleria. La sala di
Morelli era molto più grande di quella del Capitano; conteneva due grandi
biliardi, il mitico “biliardino” (calciobalilla), due flipper ed il tavolo da
ping pong.
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Via Roma da Piazza Diaz (Foto di Pino Nicastri) |
“Papà…mi sono
scocciato…mia sorella mi stressa…ho sentito Gabriele con la video chat di
Facebook…vado da lui…dobbiamo creare un server con il suo I-phone per giocare
in rete con minegraft …anzi dammi il tuo S3 perché il mio smartphone ha
problemi di connessione”.
Il biliardino era
costantemente occupato da Beppe (ora Dottore Pino) che non perdeva una sfida. I
bigliardi erano sempre impegnati dai grandi che giocavano a “bazzica”, il
tavolo da ping pong era completamente circondato da un gruppo compatto:
Giovanni, Pino, Luigi, Gino, Angelo e qualche volta c’era anche il maestro Enzo,
i due flipper erano costantemente in tilt e poi con le mie 100 lire avevo già
comprato due bustine…a me non restava che osservare le virtù
degli altri. Dietro il bancone del bar Cataldo Morelli era sempre sorridente e
cordiale con tutti ma sapeva essere anche deciso, come un buon padre, quando
qualcuno in sala eccedeva con gli schiamazzi o faceva troppo il gradasso. Io,
timido e silenzioso, guardavo gli altri giocare e non mi accorgevo del tempo
che scorreva velocemente, mi piaceva studiare le possibili traiettorie delle
tre bocce del grande biliardo, il top spin dei giocatori di ping pong e la
difesa tremante delle stecche del calciobalilla.
“Papà dammi anche 5 euro che con Valerio passiamo dalla Yogurteria ex-Morelli, lì lo yogurt è più buono e costa meno, se
vuoi chiamami con skype” dice mio figlio. “Papà dammi 5 euro che vado a fare
quattro salti allo “zumpa zumpa” ma ti prego di non spegnere il computer…sto
scaricando un gioco” dice mia figlia.
Ora che sono
riaffiorati conserverò i miei semplici ma preziosi ricordi e li consegnerò ad i
miei figli, perché sono l’"impronta" di noi stessi e giocano
un ruolo essenziale nella crescita individuale.
“Papà…papà…ma ci stai a sentire? A cosa stai pensando?” chiedono i miei ragazzi “sono successi dei fatti che
hanno messo in azione la mia memoria e sono emersi alcuni ricordi…ora stavo
cercando di trascriverli in modo da non dimenticarli più” rispondo. “Hai
ragione” dice mio figlio “io ho dovuto fare un backup dell’Hard disk perché una
volta ho perso tutti i dati in memoria , conviene sempre farsi una copia di
riserva dei file più importanti, non si sa mai…un blackout potrebbe cancellarli
tutti“.
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